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13 febbraio 2013

Tè e biscotti: il postino di Neruda

La recensione, la chiacchierata (così va meglio) di oggi sarà sul libro Il Postino di Neruda di Antonio Skarmeta. Definirle recensioni mi pare un po' pretenzioso, così ho deciso di inserirle nel filone "Tè e biscotti": perché non c'è niente di meglio che leggere un libro davanti a una tazza fumante di tè, o parlare dell'ultimo libro che si è letto sgranocchiando qualche biscotto.
Il Postino di Neruda sicuramente è un libro più "classico" rispetto a Piccoli Limoni Gialli, tant'è che esiste una trasposizione cinematografica in cui recitano sia Massimo Troisi che Maria Grazia Cucinotta che ho intenzione di vedere e che sicuramente avrete già visto. 

La trama diciamo che è piuttosto semplice, così come lo è il libro, infatti conta poco più di un centinaio di pagine. La storia si svolge ad Isla Negra, lungo le coste del Cile. Un luogo dalle cui descrizioni si può quasi sentire il profumo della salsedine e il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli. Il giovane Mario Jiménez fermamente deciso a non seguire le orme del padre pescatore e, più in generale, a non lavorare. Un giorno, costretto dalle ormai insistenti richieste del padre a trovarsi un impiego, viene assunto come postino di un unico illustre cliente: il poeta Pablo Neruda. Mario Jiménez, sentendosi in soggezione rispetto alla fama e alla grandezza del poeta, decide di comprare con i primi soldi guadagnati una delle sue opere. Inizialmente il rapporto fra i due è piuttosto impacciato, ma l'insistenza di Mario li porterà a diventare amici, grandi amici. Come al solito non procedo con il racconto della trama perché lascio a voi il gusto di proseguire e scoprire passo dopo passo come si svolgeranno i fatti.

Indubbiamente questo libro può essere considerato una delle più belle storie d'amicizia che la letteratura ricordi, almeno a mio avviso. Un rapporto inizialmente squilibrato e impari, il povero figlio di un pescatore e un illustre poeta candidato addirittura al premio Nobel. Sembra non legarli niente se non il rapporto postino-cliente, ma come al solito sarà la letteratura, le parole, il desiderio di esprimere la propria interiorità e i propri sentimenti ad avvicinarli. Fino all'incontro con Pablo Neruda, Mario Jiménez appare un sempliciotto, un fannullone privo di qualsiasi spessore, ma il rapporto mecenatico che stringeranno lo renderà in grado di scrivere addirittura delle poesie. 
L'ossessione quasi maniacale del postino per le metafore porterà Neruda a provare nei suoi confronti un affetto tenero, ma basato sulla fiducia e privo di qualsiasi moto di superiorità. Potrei spendere migliaia di parole a descrivervi la tenerezza della loro amicizia, ma credo che possiate capirlo a pieno solo leggendo il libro. 

Anche altri personaggi meritano di essere menzionati, ad esempio Rosa vedova Gonzàlez che con il suo carattere forte e schietto riesce a mettere al tappeto Pablo Neruda, a cui di certo non mancano le parole. Inoltre meritano una lode particolare i suoi proverbi, una saggezza popolare talmente disarmante da ricordare quasi l'Agnese dei Promessi Sposi.
Be' di elementi per invogliarvi a leggerlo ve ne ho dati a sufficienza, ora aspetto i vostri feedback in caso qualcuno di voi lo abbia letto. Se non l'avete ancora fatto, correte a comprarlo perché merita davvero!

7 febbraio 2013

Piccoli Limoni Gialli

Complice il maltempo, l'insonnia e tanto tempo libero ho ripeso a leggere dopo molto. E' stata una pausa lunga quella fra me e la lettura, ma adesso stiamo iniziando a riallacciare i rapporti. Come ogni relazione che si rispetti bisogna andarci piano, passo per passo, senza fretta.

Così sono andata alla Feltrinelli, uno dei miei luoghi preferiti in assoluto, e ho iniziato a curiosare. Raramente parto con un'idea definita in mente, entro e inizio a girovagare, mi lascio attirare principalmente dalle copertine e dai titoli. Le copertine perché sono sempre stata sensibile a tutto ciò che è esteticamente bello, armonioso, colorato (mai in maniera eccessiva) e dal titolo perché deve essere evocativo, deve far prendere corpo a delle immagini nella mia mente. Tendenzialmente i libri che mi attraggono sono quelli che mi ispirano qualcosa di carino, devono darmi delle sensazione piacevoli, di conforto.

Per il mio ritorno ho deciso di optare per un libro "leggero". Niente che mi facesse sentire in soggezione per la portata, la tipologia o il parere di altri; volevo un libro sconosciuto ma dalla storia fluida.
La mia scelta è ricaduta su di lui: Piccoli Limoni Gialli.
Una delle cose che mi ha attirata è che la vicenda si svolge in Svezia, una location diversa dai soliti libri di letteratura rosa che di norma si sviluppano negli Stati Uniti.
Oltre a questo la trama aveva un richiamo all'Italia, ovvero i limoni gialli. 

La protagonista, Agnes, viene licenziata a seguito di una molestia del suo capo, una volta tornata a casa cerca conforto nel suo fidanzato che però la chiama per lasciarla per una tipa "dalle tette rifatte". Dopo un iniziale momento di sconforto la protagonista decide che è ora di rimboccarsi le maniche e dare un senso alla propria vita, va alla ricerca di un nuovo lavoro (ha sempre lavorato come cameriera ma ambiva a qualcosa di più) ma le proposte sul mercato non sono particolarmente allettanti. Fin quando, un giorno, nell'ufficio di collocamento, incontra un suo vecchio collega che sta aprendo un ristorante e le chiede di imbarcarsi in questo nuovo progetto con lui; ovviamente Agnes accetterà. 

Non proseguo oltre nel raccontare la trama perché non voglio mai svelare troppo agli altri, questa deve essere solo una piccola sinossi che stuzzichi la vostra curiosità. Non aspettatevi una storia dal ritmo incalzante e travolgente, anzi, in alcuni momenti è anche piuttosto lenta ma è giusto così, rispecchia esattamente il luogo in cui è ambientata. L'andamento della narrazione va perfettamente di pari passo con quei paesaggi innevati della Svezia, quel clima ovattato dove ogni cosa va a rilento, non è sconvolta dalla frenesia ma anzi è accarezzato dalla natura e da piccoli frammenti di vita quotidiana. Questo è stato uno degli aspetti che mi è piaciuto di più, oltre al fatto che la protagonista riesce comunque a risollevarsi e a realizzare qualcosa che desiderava senza lasciarsi demoralizzare dal contesto. Agnes è la classica donna per certi versi fragile e debole che per anestetizzare le proprie paure opta per la scelta più facile, quella più conveniente, per poi rendersi conto che quella più difficile, per quanto rischiosa sia, è la cosa migliore da fare. All'interno del libro vengono anche affrontati temi come "l'industrializzazione", il conflitto fra città e periferia, la globalizzazione; insomma, ci sono anche spunti non proprio leggeri su cui riflettere.

 Nella storia ci sono anche un paio di colpi di scena che non vi aspetterete o meglio, uno secondo me è abbastanza scontato se siete un minimo attenti ai dettagli. Infine, uno di quei piccoli particolari che ti scaldano il cuore è l'apertura di un blog/sito da parte dei genitori della protagonista, sito che poi avrà anche un discreto successo; non può che suonare come una specie di segno per una persona che ha appena aperto un blog. Detto ciò concludo, nella speranza di avervi offerto un piccolo spunto di lettura. Uh, dimenticavo: il libro non è esattamente corto, anzi, sono 375 pagine! Se doveste mai leggerlo, fatemi sapere cosa ne pensate.
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